Porfido. Guida tecnica 

Porfido: guida tecnica di una pietra nobile

Quando si parla di porfido ci si riferisce ad un prodotto e un saper fare che attraversa il tempo, ricercato per la sua bellezza, resistenza e durabilità, uno tra i prodotti italiani più diffusi all’estero e tra le pietre naturali più utilizzate in architettura. Rocce simili al Porfido sono presenti in tutto il mondo, ma solo nel distretto del Trentino Alto Adige presentano le caratteristiche ideali per diventare pregiato prodotto per le pavimentazioni di piazze e strade urbane, di parchi, ville, giardini, collaudate da una secolare tradizione d’uso. Il Porfido del Trentino è una risorsa straordinaria, abbondante ma non infinita, capace di raccontare al mondo il valore e la bellezza del Made in Italy. Per questo motivo è strategico valorizzarlo e guidare al corretto impiego attraverso una comunicazione dedicata ai progettisti, agli utilizzatori e agli Amministratori in cui emerga chiaramente perché il Porfido del Trentino è tanto speciale, come si progettano le pavimentazioni, come si posano, come viene gestito il ciclo di produzione, come si persegue e realizza l’economia circolare e la sostenibilità del prodotto. Da qui nasce il progetto di realizzare il volume PORFIDO, una pubblicazione di pregio nei contenuti e nella forma ideata per essere lo strumento di conoscenza professionale per il settore. Sulle orme della manualistica di alcuni decenni fa, in chiave contemporanea e su scala nazionale e globale, la guida infatti illustra dal punto di vista genetico, normativo e applicativo il prodotto espressione di un settore che ha riscoperto recentemente una nuova destinazione internazionale, con export verso oltre 50 Paesi.

Indice generale

Di seguito è possibile leggere estratti di alcuni dei capitoli della Guida.

Storia

La storia ci insegna che le pavimentazioni in pietra, soprattutto in ambito pubblico, costituiscono il criterio più diffuso e apprezzato per il rivestimento di strade, piazze, parchi e marciapiedi, oltre che uno dei principali elementi per l’arredo e il decoro della scena urbana. In particolare la strada in pietra, con i relativi materiali e apparecchiature impiegati è stata ed è probabilmente l’elemento storicamente più rappresentativo delle trasformazioni determinate dai cambiamenti economici e sociali e quindi delle mutate esigenze di movimento di uomini e mezzi nelle loro diverse tipologie di funzionalità e di gusto estetico. Le strade di pietra della città sono il cuore dei centri storici e con il loro intreccio di transiti e traiettorie disegnano il tessuto urbano. Da questo punto di vista, a partire dagli anni ’30 del 900, pur in concomitanza con l’introduzione dell’innovativo asfalto grazie alle caratteristiche petrografiche e fisico meccaniche altamente performanti, il Porfido del Trentino si è fatto apprezzare soprattutto per la funzionalità e la resistenza, trovando ideale collocazione nelle pavimentazioni e nelle opere pubbliche da esterni soprattutto a forte sollecitazione stradale.

La roccia

Porfido letteralmente significa di colore rosso vivo tendente al viola, dal greco porphyreos, la medesima radice di porpora. I Romani utilizzavano la formula nomen omen per esprimere il concetto che nel nome risiede il destino di chi lo porta. Nomen omen si applica perfettamente al porfido, ma con qualcosa in più: nel settore delle pietre ornamentali e da costruzione la denominazione porfido è anche una promessa della natura genetica, estetica e, soprattutto, prestazionale della roccia. Il termine porfido infatti è riservato alle rocce compatte di colore dal bruno-rossiccio al violaceo, al grigio-verde, generate dal raffreddamento di un magma in superficie o a bassa profondità, molto resistenti a compressione e flessione, all’usura, all’azione aggressiva del gelo/disgelo, dei sali disgelanti, e degli attacchi chimici in genere. A partire dai porfidi egiziani, detti anche porfidi imperiali, rocce durissime, lucidabili attraverso costose lavorazioni e assai durevoli, dai colori intensi e vividi sui toni del porpora (come il Porfido Rosso Antico), o del verde, (come il Porfido Verde Antico), il nome porfido si . indissolubilmente legato al significato di pietra resistente per eccellenza. Ne è prova il fatto che, dai faraoni egiziani in poi, gli stessi manufatti di porfido sono stati riutilizzati innumerevoli volte nei secoli, dal tardo impero romano alla Serenissima Repubblica di Venezia attraverso l’impero bizantino, non solo per impreziosire le pavimentazioni ma anche per sculture ed elementi decorativi (colonne, statue, busti, sarcofagi, ecc.), in un processo di economia circolare ante litteram per cui lo storico dell’arte Salvatore Settis ha recentemente coniato l’espressione “recycling beauty”.

La materia e le sue peculiarità

La “lastrificazione”

La prerogativa del porfido trentino è il suo aspetto lastrificato subito riconoscibile anche alla scala dell’ammasso roccioso per la presenza di fessurazioni sub-verticali ad andamento planare con spaziatura da centimetrica a decimetrica, fino a metrica. Questa particolarissima caratteristica strutturale dovuta alla contrazione per raffreddamento del deposito vulcanico viene definita “lastrificazione” o, con un termine che il porfido prende in prestito dalle rocce sedimentarie, “stratificazione”. Si ricorda tuttavia che con stratificazione non ci si riferisce a strati intesi come livelli di deposizione successiva, ma ad un fenomeno tipico del raffreddamento delle lave e che può assumere forme lastrolari o, più spesso colonnari, come ad esempio si vede nei famosissimi basalti colonnari a sezione esagonale presso la Giant’s Causeway sulle coste dell’Irlanda. Il materiale grezzo presenta una stratificazione molto articolata e in spessori variabili che da una parte condiziona il sistema di estrazione, con fronti cava completamente differenti da quelli delle cosiddette “cave di blocco”, quali ad esempio marmi e graniti, e dall’altra permette la divisibilità dello stesso in lastre poligonali estremamente irregolari per dimensione in pianta, ma dotate di piani naturali tendenzialmente paralleli e planari, con un grado di rugosità non usurabile.

Il colore

Il colore è sempre più spesso uno dei requisiti estetici particolarmente ricercato per la valorizzazione ed il completamento della soluzione progettuale e architettonica. Nel porfido la “lastrificazione/stratificazione” è la principale causa della grande mutabilità strutturale del materiale a livello cromatico. Per questo è impensabile ricondurre la colorazione dei manufatti entro le gradazioni tipiche di un Pantone o comunque di una rigida classificazione. Al contrario nella sua gamma il porfido trentino permette diversi livelli di lettura, con una varietà difficilmente riscontrabile in altre pietre e tonalità che spaziano dal grigio, al grigio/marrone, dal grigio violetto al viola, dal misto rosso fino al ruggine acceso. La presenza di giaciture difformi alle varie quote influenzate da infiltrazioni e fessurazioni di complessa entità, unitamente a contaminazioni che sono comunque scaturite dall’ambiente naturale, con concrezioni e ossidi penetrati in forma e quantità diversificate, ha fatto in modo da rendere difficile qualsiasi uniformità di colore del porfido. La circostanza è rilevabile non solo a livello generale considerando la zona estrattiva nella sua interezza, ma addirittura all’interno delle singole aree estrattive dove le diversità e le disomogeneità possono caratterizzare un gradone dall’altro, fino a poter riscontrare sfumature di più colori sulla superficie di una singola lastra.

Prodotto

La maggior parte della produzione in Porfido del Trentino è basata sullo sfruttamento delle potenzialità del piano naturale di cava, a spessore variabile, che consente di ottenere il prodotto finito intervenendo solo con la lavorazione dei lati (o coste), principalmente con operazioni di tranciatura meccanica, ma anche con la segagione in laboratorio a mezzo dischi diamantati. La versatilità di prodotti a piano di cava è completata da manufatti e lavorati ottenuti in laboratorio da lastre grezze o piccoli blocchi in dimensioni inferiori a quelle che normalmente identificano i blocchi veri e propri, ma tali comunque da permettere la maggior parte delle tradizionali lavorazioni di pregio tipiche del settore lapideo (es. fiammatura, spazzolatura, granigliatura, lucidatura, ecc.) con destinazione anche in ambienti interni. In questo capitolo si propongono le descrizioni delle diverse tipologie merceologiche per le quali esistono ulteriori sottocategorie, ciascuna delle quali trova specifiche destinazioni d’uso in base alle diverse classi di sollecitazione.

Cubetti standard

        

I cubetti costituiscono senza ombra di dubbio il prodotto principe nella storia del Porfido del Trentino. E nell’immaginario collettivo il cubetto identifica il prodotto a spacco per eccellenza. In effetti i cubetti di pietra ed in particolare quelli realizzati con il porfido sono presenti da più di un secolo in ogni angolo del globo. Da Corso Vittorio Emanuele a Milano, alla Piazza del Viminale a Roma, da Les Halles a Parigi al National History Museum di Londra, da Piazza Le Castille a Malta a Piazza Bra in Verona, il cubetto di porfido declinato nei diversi formati e nelle diverse disposizioni geometriche ha mostrato tutta la sua personalità caratterizzandone il paesaggio urbano e rendendolo riconoscibile anche al “non addetto ai lavori”.

I cubetti sono ottenuti attraverso l’azione di spacco della macchina tranciatrice azionata manualmente, che insiste per compressione sui quattro lati perpendicolarmente ai due piani naturali delle lastre grezze ottenute dalla fase di cernita.

Si distinguono due grandi categorie di prodotto: cubetti standard con le dimensioni in pianta e in spessore variabile, e cubetti a testa quadra con dimensioni regolari e fisse in pianta, con variabilità solo nello spessore. Per entrambe le categorie il caposaldo che condiziona tutte le operazioni produttive è lo spessore della materia prima, al quale l’operatore si adatta per realizzare le dimensioni in pianta al fine di ricondursi alla forma cubica. Pertanto e a titolo di esempio, con una lastra grezza di spessore circa cm 7, il cubettista potrà ottenere un cubetto della tipologia 6/8 cm, dove ciascuna delle tre dimensioni viene compresa tra cm 6 e cm 8.

Da questo punto di vista deve essere ribadito una volta di più che la “stratificazione/ lastrificazione” naturale del materiale non consente di ottenere lastre grezze di spessore fisso. Gli scostamenti di spessore sono ricondotti a specifici assortimenti che identificano le categorie dimensionali e di utilizzo, ciascuna delle quali caratterizzate a loro volta da altrettanti range di tolleranza, anche perch. tutti gli elementi sono realizzati manualmente.

 

 

Normativa

Mentre tutte le pietre ornamentali e/o da costruzione sono rocce, non tutte le rocce possono essere pietre ornamentali e/o da costruzione. Infatti, affinchè una roccia sia anche una pietra ornamentale e/o da costruzione, non basta che abbia delle indiscusse, per quanto soggettive, caratteristiche estetiche di gradevolezza cromatica e di disegno. È indispensabile che essa sia disponibile in giacimenti sfruttabili, raggiungibili e con volumi comparabili con le richieste, che sia dotata tanto di una buona predisposizione alla lavorazione, quanto di una buona durabilità, cioè di una buona attitudine a mantenere, una volta in uso, inalterate nel tempo le sue caratteristiche estetiche e morfologiche. Disponibilità e durabilità, inoltre, sono fattori decisivi sia per il valore economico di una pietra ornamentale rispetto ad un’altra, sia per il valore economico che la pietra ornamentale apporta al manufatto artistico o architettonico.

Perché è importante disporre di normative tecniche?

La determinazione in laboratorio delle proprietà tecniche di una pietra, pur derivando da procedure convenzionali che sono un compromesso necessario per riprodurre in laboratorio quanto succede in sito, è solitamente predittiva del suo comportamento in opera; è pertanto opportuno che queste misure vengano eseguite secondo protocolli operativi che le rendano accurate e precise, ovvero ripetibili. Solo in questo modo i risultati ottenuti da prove tecniche su litotipi diversi, in luoghi diversi e presso laboratori diversi sono confrontabili tra di loro e solo così in fase di progettazione è possibile una valutazione comparativa dei litotipi in funzione delle sollecitazioni a cui sarà soggetto una volta in opera.

La normativa vigente per le pietre ornamentali

La normativa vigente per le pietre ornamentali si distingue tra quella europea (EN) e quella statunitense (ASTM). Nel 2020 si è costituito anche un comitato tecnico normativo ISO che sta lavorando alla definizione di un unico parco normativo applicabile in tutto il mondo, che sarà disponibile nei prossimi decenni.

La normativa europea comprende 3 tipologie di norme: le norme terminologiche, che contengono il lessico del settore, i metodi di prova, che descrivono le modalità operative per l’esecuzione in laboratorio delle prove per determinare le caratteristiche tecniche dei materiali e dei prodotti, e le norme di prodotto, ad applicazione cogente o volontaria, che definiscono i requisiti prestazionali minimi dei prodotti di pietra naturale come lastre, cubetti e cordoli per le pavimentazioni veicolari, marmette modulari, lastre per rivestimenti e scale.

Costruzione del pavimento in pietra

La pietra naturale, in virtù di una grandissima versatilità di utilizzo, soprattutto nel caso delle pavimentazioni, costituisce uno dei materiali da costruzione maggiormente soggetto alle condizioni di esercizio legate all’ambiente di destinazione dagli interni residenziali, a quelli commerciali, fino ai contesti esterni stradali e pubblici sottoposti intensamente agli effetti del clima e soprattutto delle sollecitazioni.

La norma UNI 11714-1 “Rivestimenti lapidei di superfici orizzontali, verticali e soffitti – Parte 1 Istruzioni per la progettazione, la posa e la manutenzione”, pubblicata nel 2018, è stata elaborata dagli esperti del GL 20 Pavimenti e rivestimenti lapidei della Commissione UNI/CT 033 – Prodotti, processi e sistemi per l’organismo edilizio – costituito da produttori di pietra naturale e di prodotti per la sua installazione e manutenzione, associazioni di categoria, laboratori di prova, università, servizi per la progettazione.

Le pavimentazioni in porfido in cubetti

Ai Paragrafi 4.2 e 4.2.1 cui si rimanda, vengono identificate le tipologie di cubetti con distinzione tra produzione standard e produzione con testa quadra selezionata e al Paragrafo 7.3 si illustra la possibile destinazione d’uso corrispondente e il relativo dimensionamento del pacchetto stratigrafico. Il quadro delle opzioni di utilizzo dei cubetti si completa ora con le indicazioni relative ai diversi sistemi di allettamento e di sigillatura appropriati specificamente per le diverse dimensioni degli elementi e conseguentemente per le diverse destinazioni d’uso, sulla base di quanto illustrato a livello generale nel Paragrafo 7.4.

Sostenibilità

La norma UNI 11714-1:2018 al punto 5.6 introduce per la prima volta in una norma tecnica sulla pietra, il principio della sostenibilità e impatto ambientale riferibile all’intero ciclo di vita dei manufatti, e quindi suggerisce i parametri generali da tenere in considerazione nella progettazione e nella realizzazione dei rivestimenti lapidei. La norma indica infatti la sostenibilità tra i requisiti indispensabili dei rivestimenti di pietra naturale. Partendo dal presupposto che la pietra è una risorsa esauribile non rinnovabile, il progettista è tenuto a porre la dovuta attenzione alla scelta dei prodotti e dei materiali per garantire prestazioni adeguate ai principali parametri di sostenibilità e di qualità ambientale. Fra gli indicatori che aiutano il perseguimento di tali obiettivi sono segnalati: recupero e riciclo di minerali naturali; utilizzo di risorse regionali; riduzione delle emissioni di CO2 nell’aria; riduzione del consumo d’acqua, impiego ridotto di sostanze nocive per la salute e per l’ambiente.

Sostenibilità è economia circolare

Oltre che durevole il Porfido del Trentino gode del privilegio di poter utilizzare il residuo per la realizzazione di sottoprodotti da destinare al contenimento delle scogliere e degli argini o dei muri di contenimento. Non meno importante la gamma di aggregati (vedasi Paragrafo 4.10) ottenuti dalla trasformazione del materiale di scarto e sfrido di lavorazione in frantumati nelle più svariate granulometrie destinate ad uso edile, stradale e ferroviario, ma ovviamente anche per le pavimentazioni come materiale di allettamento (pietrisco mm 3-6 o 4-8) e di sigillatura (pietrisco mm 2-4 lavato ed essiccato). Nel Paragrafo 4.11 sono presentati veri e propri prodotti ottenuti dagli sfridi di lavorazione, nonchè dai processi di burattatura: ciottolo piatto e “Teres”. Tuttavia ciò che contraddistingue ulteriormente il Porfido del Trentino da molte altre pietre è legato ai materiali che attraverso un processo di selezione, lavaggio e burattatura, permette di recuperare i materiali provenienti dalle pavimentazioni usurate. Si tratta principalmente di cubetti nelle diverse pezzature (cm 4/6; 6/8; 8/10; 10/12) e che pertanto possono essere immessi nuovamente sul mercato, completamente selezionati e rigenerati per una seconda e addirittura una terza vita utile.

Appendice

Aspetti particolari della posa ad archi contrastanti: incroci

Quando la pavimentazione deve essere raccordata in corrispondenza di incroci e/o di cambi di direzione, o ancora quando i cambi di pendenza impongono l’inversione del verso di posa gli archi si collegano e raccordano nel modo indicato dalla figura sotto

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