CHE COSA E’ LA RESINA POLIURETANICA PER PAVIMENTAZIONI IN PORFIDO

TUTTO QUELLO CHE VOLEVI SAPERE TE LO DICIAMO NOI 

di Andrea Angheben, direttore tecnico

Per contro il mancato sviluppo e approntamento, negli scorsi anni, di adeguata o sufficiente documentazione tecnica di supporto in materia (schede tecniche e schede di sicurezza) indispensabile per progettisti e D.L., ha finito con il concedere troppa discrezionalità non solo ai produttori ma anche alle imprese di posa in opera. Con il risultato di aver aperto il campo al popolo dei “furbetti” e degli imprenditori senza scrupoli, che in alcuni casi hanno pregiudicato le prestazioni del prodotto e la sua durabilità. E allo stesso tempo compromettendo seriamente la sicurezza degli operatori coinvolti nell’utilizzo.

– La revisione delle norme UNI

Di questa circostanza se ne è reso conto in primo luogo il tavolo di lavoro UNI preposto alla revisione della norma UNI 11322-2009. Fino a quel momento la norma tecnica, per quanto riguarda la sigillatura in resina poliuretanica, si limitava a riportare poche indicazioni: “…si effettua nella pavimentazione posata e vibrata nel solo caso di allettamento in frantumato di roccia; la resina viene colata manualmente in ciascuna fuga con apposita attrezzatura. Nel caso di traffico Veicolare Pesante è preferibile adottare sigillature elastiche (ad esempio resina poliuretanica)”. Nel luglio 2018 il nuovo documento tecnico normativo UNI 11714-1 ha previsto e codificato i materiali e le procedure necessari per i pavimenti in pietra sigillati in resina poliuretanica. Andando così a colmare quello che si poteva definire un parziale e pericoloso vuoto normativo in materia.Parte della norma UNI 11714-1La norma UNI 11714-1:2018 Rivestimenti lapidei di superfici orizzontali, verticali e soffitti – Parte 1, Istruzioni per la progettazione, la posa e la manutenzione“, contempla la resina poliuretanica in quello che è identificato quale sistema a letto sciolto. La resina poliuretanica si raccomanda per le classi di sollecitazione P4; P5; P6; P7; P8Per la classe P9, ovvero per strade urbane, strade con corsia preferenziale di mezzi pubblici o con percorsi obbligati, strade a forte percorrenza, rotatorie, dossi e dissuasori di velocità, la resina poliuretanica è addirittura prescritta. In buona sostanza la norma stabilisce che oltre ai premiscelati cementizi, la resina poliuretanica è il materiale migliore per sostenere il traffico veicolare. Ovviamente anche il “sistema a letto sciolto con resina” deve rispettare tutti i requisiti previsti dalla norma tra cui risultano di particolare rilevanza quelli della sicurezza, della sostenibilità e della durabilità.

– La collaborazione con Mapei

E’ proprio in questo ambito e con questi obiettivi che nel 2017 è nata la partnership di Italporphyry con Mapei spa. Una collaborazione in laboratorio e sul campo, che ha portato all’elaborazione della resina Mapestone Joint. Ovvero un prodotto realizzato dalla sezione Ricerca e Sviluppo di Mapei, che muove ogni giorno più di 200 specialisti, e che ha trovato in Italporphyry il partner ideale nell’offrire la competenza e l’esperienza ai ricercatori Mapei per il definitivo perfezionamento di Mapestone Joint, sia in termini di performance che di sicurezza a 360°. A tale proposito è importante segnalare che il prodotto si contraddistingue in primo luogo per l’assenza di solventi e quindi l’assenza di componenti infiammabili. Non esiste poi alcun pericolo sia nello stoccaggio, che nel trasporto, che infine nella movimentazione di cantiere. Anche e non solo per questi motivi Mapestone Joint ha riscontrato immediato apprezzamento da parte degli addetti ai lavori. A titolo di esempio nel solo 2018, tra cantieri pubblici e cantieri privati Italporphyry ha fornito Mapestone Joint per sigillare più di 40.000 mq di superficie.

– La ricerca di nuovi prodotti

L’approccio e la metodologia di lavoro che ha garantito la nascita di Mapestone Joint sono poi alla base dei criteri operativi che verso la fine del 2018 hanno portato a gettare le basi anche per un altro prodotto rivoluzionario nell’ambito della pavimentazioni drenanti. Si chiama “SLAB” di Mapei ed è un sistema che permette di impastare il pietrisco in granulometria adeguata con Mapestone Joint ed ottenere una pavimentazione elastica e drenante, legata al letto di posa, e per questo applicabile alle classi di sollecitazione P4P5 e P6 previste dalla UNI 11714-1. Attualmente sono stati realizzati pavimenti, non vibrocompattati, con lastre o piastrelle, su base sciolta (pietrisco), e successiva sigillatura in resina. Si tratta di pavimenti non normati, e comunque al massimo di classe P4. Quindi prevalentemente pavimenti di tipo privato/residenziale.

Che cosa è la resina poliuretanica per la sigillatura dei pavimenti in pietra?

La resina poliuretanica e in particolare Mapestone Joint è un legante poliuretanico monocomponente, esente da solventinon infiammabileE’ trasportabile senza alcuna controindicazione, e prescritto dalla norma UNI 11714-1 per la realizzazione di pavimentazioni drenanti ed elastiche. Si distingue per resistere ai sali disgelanti, alle sollecitazioni termiche e agli acidi. La pavimentazione sigillata con Mapestone Joint è fonoassorbente e può essere riaperta al traffico in tempi molto contenuti, entro 48 ore dalla sua applicazione in condizioni di temperatura normali. Mapestone Joint come tutte le sostanze chimiche è conforme ai requisiti e registrata secondo il Regolamento REACH (CE). Ovvero un preciso regolamento europeo che serve a migliorare la protezione della salute dell’uomo e dell’ambiente dai rischi delle sostanze chimiche, stimolando nello stesso tempo la competitività dell’industria chimica europea in tal senso. Va infatti ricordato che le autorità hanno facoltà di imporre varie limitazioni all’uso delle sostanze chimiche. Nel lungo termine le sostanze più pericolose devono essere sostituite con sostanze meno pericolose. E’ onere delle aziende, a norma di regolamento REACH, identificare e gestire i rischi collegabili alle sostanze che sono prodotte e vendute nell’Unione Europea. Il REACH è pertanto un regolamento che aiuta ad eliminare qualsiasi elemento di discrezionalità di eventuali produttori improvvisati e impone il rispetto di regole rigorose, a piena tutela degli utilizzatori e del mercato in genere. Anche per queste ragioni Mapestone Joint, ha previsto fin dalla sua prima formulazione un diluente aggiunto alla base di isocianato in luogo del solvente. E proprio per queste ragioni gli altri produttori che immettevano sul mercato il prodotto “tagliato” con il solvente (acetone), si stanno attivando nel provare a seguire l’esempio virtuoso di Mapei e sostituire la percentuale di solvente infiammabile e nociva per la salute, con omologhi prodotti diluenti. E’ chiaro dunque che Mapei ha fatto scuola e che evidentemente i produttori concorrenti se vogliono stare sul mercato devono provare a fare tesoro del suo percorso.

Perché è importante sapere da cosa è costituita e come è formulata la resina poliuretanica

Le prime resine poliuretaniche immesse sul mercato (circa 15 anni fa), proponevano una formulazione costituita da una base di isocianato addizionata da una importante percentuale variabile (15-40%) di solvente (es. acetone). Ebbene la presenza del solvente attiva le componenti nocive presenti nell’isocianato, con i rischi derivanti dall’inalazione delle parti volatili – se non protetti da specifici dispositivi – da parte degli operatori ma anche di persone “sensibili e/o allergiche” che si trovino nella zona di cantiere. Quindi un primo importantissimo effetto di tale situazione poteva essere il rischio per la salute e la sicurezza. Inizialmente, ma purtroppo in parte ancora oggi, venivano poi confezionate formulazioni soggettive, differenti e preparate a seconda del periodo o della stagione. E la percentuale di solvente cresceva parallelamente all’abbassamento delle temperature e/o all’aumento dell’umidità. Tradotto, in inverno si potevano riscontrare miscele anche con il 40% di solvente. Questo significa una totale alterazione delle proprietà performanti della resina, ma anche la modifica dei costi del prodotto a vantaggio di chi vende e a svantaggio di chi acquista. Tanto per fare un esempio e per capirci meglio, cosa ne sarebbe di una bottiglia di Amarone “tagliata” con il 40% di acqua? Ognuno può dunque trarre le conclusioni senza ricorrere ad ulteriori approfondimenti.

– L’importanza delle SDS

La lettura attenta delle schede di sicurezza è pertanto aspetto indispensabile per tutti i Committenti pubblici o privati, per progettisti e Direzione Lavori. Elemento distintivo di Mapestone Joint è la completa trasparenza: Scheda Tecnica e Scheda di Sicurezza sono facilmente scaricabili dal web. Al contrario non è dato sapere perché gli altri produttori o distributori richiedano la registrazione nelle relative aree riservate dei siti web, per accedere a documenti che dovrebbero essere di pubblico dominio. Peraltro se esistono diverse improbabili formulazioni “stagionali e personalizzate” della resina poliuretanica, dovrebbero esistere altrettante diverse Schede tecniche e soprattutto diverse schede di sicurezza. Ma la realtà, fatta eccezione per Mapestone Joint, sembrerebbe dimostrare il contrario. La soggettività nel campo delle sostanze chimiche, come ben stabilito dal REACH, non può essere tollerata. E la consapevolezza di questa circostanza dovrebbe essere ben nota non solo a progettisti e Direzione Lavori, ma anche evidentemente a posatori e imprese coinvolte nei lavori di pavimentazione.

Mapestone Joint la resina Mapei a confronto

Come già anticipato ai punti di cui sopra, si ribadisce che Mapestone Joint è realizzato da Mapei grazie ad uno specifico reattore, sulla base di una precisa e unica formulazione con materiali di prima scelta. Unica è quindi anche la scheda di sicurezza. Non sono previste varianti al prodotto. In caso di modifiche e/o perfezionamenti si procederà ad elaborare una nuova e diversa SDS. L’unicità della SDS consente a tutti gli operatori coinvolti (progettista, Direzione Lavori, Committente, posatori, ma anche ai responsabili del procedimento e della sicurezza, nonché trasportatori, forze dell’ordine, ecc), di avere la completa certezza del materiale che viene utilizzato, movimentato o trasportato. La presenza di diluente in luogo del solvente, consente di classificare Mapestone Joint come sostanza “non pericolosa” per il trasporto. Per le stesse ragioni il materiale non è infiammabile. Al contrario la presenza in altri prodotti concorrenti di solvente, riconoscibile anche dal tipico odore di vernice, può rendere la sostanza infiammabile, soprattutto quando in percentuali significative, e quindi alterare la sicurezza non solo nell’uso, ma anche nella movimentazione, nello stoccaggio e nel trasporto. In ogni caso sono comunque sempre consigliati tutti gli accorgimenti di protezione individuali standard stabiliti a norma di legge.

Quando e come si usa Mapestone Joint

Come anticipato Mapestone Joint è raccomandato per le pavimentazioni in pietra sottoposte a vibrocompattazione, quali cubetti, binderi, ciottoli a partire dalla classe di sollecitazione da P4 fino all’estrema classe P9, che comprende strade fortemente sollecitate, rotatorie, e corsie preferenziali autobus. Nella sequenza fotografica qui di seguito proposta, sono illustrate le principali procedure da seguire per una corretta pavimentazione sigillata con resina poliuretanica.

  1. Posa in opera su allettamento in pietrischetto magmatico mm 3-6;
  2. Mantenimento del sovraspessore in corso d’opera;
  3. Intasamento fughe con pietrischetto magmatico mm 3-6;
  4. Vibrocompattazione con getto d’acqua (o a secco);
  5. Eventuale lavaggio superficiale
  6. A pavimento e allettamento asciutti, nuovo intasamento fughe con pietrischetto mm 2-4 apposito;
  7. Sigillatura con resina e apposita attrezzatura
  8. Effetto finale

NB: in caso di sversamento resina sul pavimento è possibile effettuare la pulizia fresco su fresco con CLEANER Mapei. Anche questo prodotto è a base diluente e pertanto non contiene elementi di infiammabilità e non è pericoloso per il trasporto, la movimentazione o lo stoccaggio.

Quali i supporti migliori per i pavimenti in resina poliuretanica?

Per quanto riguarda la preparazione del terreno di supporto, non ci sono particolari indicazioni in merito alla tipologia ideale. Attualmente una considerevole parte delle pavimentazioni rifinite con questo sistema di sigillatura hanno dato ottimi risultati in presenza di un magrone in calcestruzzo sagomato alle corrette quote sotto il piano finito e nel rispetto delle pendenze. In tale contesto, e data la caratteristica parzialmente drenante del prodotto, risulta utile predisporre punti di drenaggio in corrispondenza delle zone di accumulo o di ristagno d’acqua sul piano di supporto: ad esempio realizzando alcuni fori o feritoie in corrispondenza dei pozzetti di raccolta delle acque meteoriche o delle canaline disposte in linea, con protezione degli stessi ricorrendo al tessuto non tessuto o fogli metallici con vaglio adeguato. Nulla impedisce comunque di ricorrere al supporto in macadam cilindrato, al misto cementato o ancora al calcestruzzo drenante.

Quali attenzioni prestare nel caso di utilizzo di resina poliuretanica

La resina poliuretanica in quanto sostanza chimica a base isocianato teme l’umidità. La scheda tecnica di Mapestone Joint specifica espressamente che prima di iniziare le fasi di sigillatura è necessario assicurarsi che il letto di posa in pietrisco magmatico sia sufficientemente asciutto. Quindi nel caso si sia proceduto a vibrocompattazione con apporto d’acqua è vivamente consigliabile attendere i tempi tecnici di asciugatura. Così come asciutto e pulito deve essere il pietrisco di sigillatura. Per questo motivo il materiale deve essere steso soltanto poco prima delle procedure di resinatura vera e propria. E per lo stesso motivo nel caso di supporto in macadam cilindrato o terreno stabilizzato, dove è più facile riscontrare sacche di umidità residua e di risalita dopo le piogge, occorre prestare massima attenzione a riguardo. In questa logica si sconsiglia l’intervento di sigillatura nelle prime ore mattutine, mentre al contrario non vi è alcuna controindicazione nel caso in cui le operazioni vengano gestite nelle ore più calde, anche a temperature molto elevate e/o presenza di vento. Esattamente l’opposto di ciò che condiziona le fasi di sigillatura con miscele cementizie. Le intrinseche caratteristiche della resina poliuretanica evidenziano tuttavia come in alcuni periodi dell’anno il ricorso a questo sistema di sigillatura determini la necessità di valutare in maniera approfondita le condizioni operative e meteorologiche e quindi la corretta programmazione degli interventi. Non è possibile descrivere le soluzioni da adottare a seconda delle diverse circostanze ma è comunque chiaro che a partire dalla stagione tardo autunnale i lavori con sigillatura in resina devono essere attentamente programmati, valutando anche le conseguenze dettate dall’impossibilità di procedere e quindi dalla necessità di sospendere i lavori.

– …e occhio anche alla piastra vibrante

La vibrocompattazione è operazione strategicamente fondamentale per la durabilità della pavimentazione sigillata in resina poliuretanica. Posto che la posa avviene con sovraspessore, la compattazione deve essere effettuata con attrezzatura adeguata alla tipologia dei manufatti lapidei. Quindi con cubetti 4/6 si deve ricorrere ad un costipatore di potenza minima 15-18 kN, con cubetti 6/8 potenza 25-30 kN, con cubetti 8/10 potenza 30- 40 kN e così via. In ogni caso a compattazione ultimata è sempre consigliabile mantenere un livello del pavimento qualche millimetro al di sopra della quota finita soprattutto in corrispondenza di soglie, fasce perimetrali e punti fissi, al fine di consentire il naturale assestamento che subirà la pavimentazione elastica a seguito del traffico veicolare generalmente intenso e pesante. Per lo stesso motivo il pietrisco di roccia deve avere prestazioni fisico meccaniche simili a quelle offerte dal porfido (prova Los Angeles < 20), onde evitare problemi di polverizzazione e conseguente cedimento del letto di posa nel tempo. Per l’utilizzo del prodotto non sono richieste professionalità specifiche. Il corretto uso è legato ad un minimo periodo di prova per conoscere le caratteristiche e le proprietà del prodotto, la tecnica di messa in opera, nonché le modalità per la gestione dell’attrezzatura necessaria. Il quantitativo di resina da distribuire nelle fughe deve essere tale da evitare quanto possibile il rifluire lungo la superficie della pietra poiché eventuali sbavature sono asportabili solo “a fresco” ricorrendo al Cleaner Mapei. Non è facile invece rimuovere il prodotto una volta indurito. Il consumo medio previsto è di 1kg per mq.

Quali sono gli ulteriori aspetti caratteristici e performanti di Mapestone Joint?

I tempi di riapertura al traffico sono contenuti entro le 24 – 48 ore in condizioni meteo normali. Nessuna meraviglia se l’indurimento della resina richiede più tempo in condizioni di temperatura inferiori a quelle ottimali indicate nella scheda tecnica. Ogni materiale edile deve poter “maturare” senza forzature. Il sistema Mapestone Joint consente di gestire al meglio alcune delicate fasi di cantiere. Ad esempio, per rispondere alle esigenze di logistica e di traffico lungo le strade principali, è possibile dividere la carreggiata in due porzioni, come nei casi classici di asfaltatura: con un senso unico alternato, si realizza prima un senso di marcia; si apre al traffico e si procede alla posa e resinatura della seconda porzione di carreggiata. Con Mapestone Joint il punto di unione e di contatto al centro della strada tra le due porzioni realizzate in tempi diversi non presenterà micro fessure o crepe di ripresa, tipiche invece nei casi di pavimenti a base cementizia. E anche per questo consente in qualsiasi momento operazioni di ripristino con ottimi risultati sia estetici che funzionali. Il pavimento è drenante (come contemplato dalla UNI EN 12697 – 40), e contemporaneamente elastico, resistente ai sali disgelanti, agli acidi e allo spray marino. Non è soggetto alla formazione di erba o muschi. Resiste agli interventi effettuati con macchine spazzatrici adeguate al litotipo. E’ fonoassorbente. Non necessita di giunti di dilatazione e contestualmente limita l’assorbimento del calore rispetto alla pavimentazioni realizzate con sistema cementizio.

Quello che non si può pretendere dalla resina poliuretanica

Le ottime prestazioni offerte dalla resina poliuretanica hanno indotto alcuni operatori a ritenere che il prodotto sia la panacea risolutiva di tutti i mali. Non vero! Un pavimento in resina poliuretanica affinché possa offrire il meglio della performance deve in primo luogo essere eseguito seguendo tutte le procedure esecutive previste dalla norma Uni e dalla manualistica tecnica di settore. Questo significa, come abbiamo descritto sopra, che il supporto deve essere sagomato rispettando gli spessori utili. Che la pietra e il pietrischetto siano di tipologia adeguata a sopportare le diverse classi di sollecitazione. Che la posa in opera sia realizzata secondo manuale. Che il sovraspessore e la successiva compattazione siano gestite secondo il rigore previsto. Che in buona sostanza il pavimento sia perfetto già nella fase che precede la sigillatura in resina poliuretanica. Al contrario negli ultimi tempi si sono registrati troppi casi in cui la posa degli elementi avviene con una dimensione eccessiva delle fughe, e comunque con un reticolo di fuga non idoneo a garantire la normale resistenza del pavimento. Se è pertanto preferibile che i cubetti non si tocchino l’un l’altro al fine di consentire la percolazione della resina nella fuga, è altrettanto vero che non si possa affidare alla sola resina di sigillatura il compito di garantire la resistenza finale. Il reticolo dei giunti deve cioè evitare il possibile scalzamento dei singoli cubetti prima di effettuare la sigillatura. Le immagini qui di seguito riportate illustrano due diversi casi.

Reticolo con fughe corrette
Reticolo con fughe troppo larghe

– Voce di capitolato

PAVIMENTAZIONE IN CUBETTI DI PORFIDO CON SIGILLATURA DELLE FUGHE IN RESINA POLIURETANICA  – classe di sollecitazione P9

Fornitura e posa in opera di pavimento in porfido del Trentino rispondente alle caratteristiche del Marchio Porfido Trentino Controllato tipo Italporphyry eseguito in cubetti con piano naturale di cava, facce laterali a spacco, posti in opera ad archi contrastanti (o file parallele) su strato di allettamento, costituito da frantumato di roccia magmatica, pulito ed asciutto in granulometria idonea 3/6 mm e a spessore corretto di 5/6 cm massimo. Ultimata la posa in opera dei cubetti, gli interstizi devono essere colmati con lo stesso inerte drenante di allettamento a cui segue la normale fase di costipazione e vibratura meccanica. Compreso poi l’ulteriore intasamento delle fughe con pietrischetto della stessa granulometria o con granulometria inferiore 2/4 mm perfettamente pulito e asciutto, la successiva stesa di resina poliuretanica tipo Mapestone joint, conforme ai requisiti e registrata secondo il Regolamento Reach (CE),  colata in ciascuna fuga manualmente con sistema costituito da una bombola a pressione controllata (massimo 3 bar) e iniettore per l’erogazione a basso rischio di eventuali fuoriuscite violente. La resina poliuretanica utilizzata deve essere priva di solventi e di sostanze infiammabili, con odore caratteristico e idonea allo smaltimento o riciclo in base alle normative vigenti sui rifiuti speciali non pericolosi, supportata da documentazione con certificazioni asseverate; mescolata al pietrischetto di sigillatura la resina poliuretanica deve fornire precise indicazioni di conducibilità e permeabilità drenante secondo quanto contemplato dalla UNI EN 12697 – 40. Il materiale in porfido dovrà essere fornito con Dichiarazione di Prestazione e marcatura CE, come previsto dal regolamento 305/2011, e da UNI EN 1342, con dati prestazionali aggiornati. Nel prezzo si intendono compresi e compensati gli oneri per la fornitura e posa dell’allettamento, la formazione delle pendenze necessarie allo smaltimento delle acque meteoriche, la contemporanea battitura mediante adeguato vibratore meccanico, l’eventuale sostituzione di cubetti rotti o deteriorati in corso d’opera, la sigillatura degli interstizi con resina e quanto altro necessario per dare il lavoro finito secondo quanto previsto dalla norma tecnica UNI 11714-1 per classe di sollecitazione P9.

Dimensioni cubetti cm …..

Note:

  • Il Regolamento Marchio Porfido Trentino Controllato, richiamato in tutte le voci del Prezzario LL.PP. della Provincia di Trento, è un sistema volontario nato nel 1995 con l’intento di fornire certezze per la qualità dei manufatti a progettisti e committenti pubblici e privati. E’ marchio di prodotto, non aziendale e si ottiene attraverso periodiche verifiche della produzione operate da personale specializzato con la redazione di report di risultato disponibili da quanti ne facciano richiesta.

Con delibera della Giunta Provinciale n. 2051 del 19.10.2018 sono stati approvati i requisiti del nuovo Marchio di qualità del porfido e delle pietre trentine, attualmente in attesa di imminente attuazione. I requisiti del nuovo marchio richiamano espressamente i contenuti del marchio volontario del 1995 e successive modifiche. Le aziende di Italporphyry aderiscono al regolamento.

    • Il frantumato di roccia da utilizzare nel letto di posa deve avere un valore alla prova Los Angeles < 20%. Il porfido trentino da questo punto di vista è pietra ideale, così come altre rocce magmatiche quali granito e basalto.
    • Mapestone joint è un prodotto conforme ai requisiti previsti dal Regolamento Reach (CE). Il prodotto è registrato da Mapei spa, ed è attualmente l’unico – a base isocianato – introdotto sul mercato a contenere diluente in luogo del solvente per la tutela, la sicurezza e la salute degli utilizzatori. Il solvente al contrario attiva le componenti nocive dell’isocianato favorendone l’inalazione.
    • Le norme europee sui materiali lapidei prevedono obbligatoriamente che la pietra sia sempre accompagnata dalla Dichiarazione di Prestazione con indicazioni per la tracciabilità. La norma inoltre prevede la tempistica per il rinnovo delle prove tecniche, ogni due o dieci anni.
    • Il riferimento al vibro costipatore è indispensabile per garantire la massima compattazione del pavimento in cubetti. A puro titolo esemplificativo nel caso di cubetti 8/10 il peso minimo del costipatore è di circa 200 kg – 30 kN o 350 kg – 40 kN)
    • La norma UNI 11714-1: 2018  “Rivestimenti lapidei di superfici orizzontali, verticali e soffitti – Parte 1 Istruzioni  per la progettazione, la posa e la manutenzione”,  è stata elaborata dai membri del GL 20 Pavimenti e rivestimenti lapidei della Commissione UNI/CT 033 – Prodotti, processi e sistemi per l’organismo edilizio. Il gruppo di lavoro è costituito da produttori di pietra naturale e di prodotti per la sua installazione e manutenzione, associazioni di categoria, laboratori di prova, università, servizi per la progettazione.
    • La classe di sollecitazione P9, secondo UNI 11714-1: 2018 identifica: strade urbane, strade con corsie preferenziali di mezzi pubblici o con percorsi obbligati, strade a forte percorrenza, rotatorie, dossi e dissuasori di velocità.

Vendita ed assistenza

Italporphyry mette a disposizione la competenza e la professionalità del suo staff nella fase di approccio e acquisto del prodotto, dedicando tutto il tempo che il cliente ritenga necessario per il corretto utilizzo dei materiali.
Ma ovviamente Italporphyry sarà sempre presente anche nella fase di cantiere e di assistenza post-vendita.
Presso Italporphyry è possibile acquistare Mapestone Joint nelle confezioni più adatte alle caratteristiche del cantiere: taniche da kg 25; fusti da kg 200 fino alle cisternette da kg 1000 (previa ordinazione).
E’ acquistabile pure il bidoncino di Mapestone Joint Cleaner previsto nelle confezioni da 5 litri.
Infine presso Italporphyry troverete anche tutta la minuteria di ricambio degli erogatori, quali valvole, spinotti, tubo di erogazione, pistole, ecc, per una gestione ottimale di tutte le operazioni di resinatura.

Per informazioni, prezzi di vendita della resina contattateci